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I sempre nei mai
Ho terminato tempo fa di rileggere “L’eleganza del riccio” di Muriel Barbery. Non lo leggevo da anni, avevo voglia di un libro che non fosse troppo impegnativo ma che mi piacesse. Non apprezzo particolarmente la prosa di Barbery. Certamente una prosa mediata dalla traduzione dal francese, ma comunque una prosa che sembra sforzarsi di appartenere alla letteratura più alta, mentre vorrebbe provare ad appartenere a quella più affabulatoria, e in definitiva non sembra né l’una né l’altra. Eppure è un romanzo che avvince. Sarà per la simpatia autoironica di madame Michel, che conquista cuori un po’ burberi e solitari. Sarà che è facile sentirsi come la portinaia del ricco palazzo…
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“La ragazza sconosciuta”, Jean-Pierre e Luc Dardenne (2016)
Continuano le visioni francofone di Asaka. Stavolta è il turno di “La fille inconnue” dei due fratelli belgi Jean-Pierre e Luc Dardenne. Portatori di un cinema quasi documentaristico, che pedina i propri personaggi in maniera quasi spietata, e ritrae la verità sociale della quotidiana miseria senza fare sconti (e ci si riferisce qui alle prime prove di ampio successo “La promesse” e “Rosetta”), i due fratelli registi avevano mostrato segnali di novità poetiche, aprendo il proprio cinema anche ad attori famosi, già in “Le gamin au vélo”, e in qualche maniera tale apparente evoluzione continua anche in “La fille inconnue”, in cui troviamo Jenny, una giovane dottoressa, che proprio nel…
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“Ritratto della giovane in fiamme”, Céline Sciamma (2019)
Nell’attuale panorama cinematografico europeo, due registe francesi osservo con particolare ammirazione: Claire Denis e Céline Sciamma. Se l’ultimo tratto della carriera della Denis suscita in me alcune perplessità (l’ispirazione e la lucidità di “Beau Travail” sembrano molto lontane), trovo invece sempre più interessante e stimolante la filmografia di Céline Sciamma, la cui ultima opera, “Ritratto della giovane in fiamme“, è da poco transitata per i cinema italiani. Opera molto stratificata, per la quale forse sono necessarie più visioni, il film della Sciamma utilizza la storia d’amore tra le due protagoniste per riflettere sul ruolo della donna nella cultura e nell’immaginario.Céline Sciamma ha spesso frequentato con le sue opere il mondo…
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Re-visioni#4 – “Un coeur en hiver”
Il 2020 per me si apre con una “re-visione” di un film che desideravo rivedere da tempo: “Un cuore in inverno” di Claude Sautet. Devastante visione come sempre, nonostante lo conosca a menadito. A questo giro mi ha colpito il senso di ineluttabilità e di solitudine che lambisce i personaggi: non è, come in Antonioni, una impossibilità a comunicare, ma è una inesorabilità dell’essere umano a non poter realizzare i moti del proprio cuore, a dover sempre soffocarli, guidarli, gestirli; un destino esistenziale che ci inchioda a comprendere nel momento sbagliato, alla paura, alla sofferenza, alla confusione su sé e l’altro; alla solitudine. E niente: una sceneggiatura e una recitazione,…
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“Il raggio verde”, Eric Rohmer (1986)
Ero convinta che su questo blog vi fosse già una recensione dell’ottimo film di Eric Rohmer “Il raggio verde”, ma presa dal desiderio di rileggerla, ho scoperto che è rimasta solo nella mia fantasia. E forse non è un male. Qualche anno fa avrei tentennato un po’ nel valutare il peculiare carattere della protagonista Delphine, e sono felice di poter scrivere questa recensione oggi che sono più vecchia e più testarda. È un film che ho sempre amato molto, forse il mio Rohmer preferito, e trovo che invecchi benissimo. La pellicola, del 1986, fa parte del ciclo “Commedie e proverbi”, un totale di sei film ispirati a motti popolari. “Il…
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Re-visioni#3 – “I 400 colpi”
Che dire… ogni visione di questo film porta emozioni nuove. Intramontabile capolavoro di Truffaut, il mio preferito fra i suoi, sebbene sia stato il suo primo lavoro, è veramente uno di quei film che entrano nello spettatore e lo accompagnano per tutta la vita. Antoine Doinel era Truffaut, era Leaud, è chiunque veda il film e riconosca la vera inquietudine che spinge questo bambino ribelle, incapace di conformarsi ad un mondo di apparenze e vuoto, a fuggire nonostante tutto; è chiunque si senta perso dinanzi all’immensità del mare. Libri e film per superare la lacerazione di una famiglia che non lo ama, l’amico René, altro figlio privo di genitori, come…
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“L’arte del sogno”, Michel Gondry (2005)
Uno dei significati principali di “La Science des rêves“ del regista francese Michel Gondry balza all’occhio nel confronto con la traduzione italiana, “L’arte del sogno”. La distribuzione nostrana ha puntato sul lato artistico del film, un’arte manuale e vintage, a metà tra l’infantile e il nostalgico, tradendo il riferimento originale alla scienza. La scienza del sogno. È questo il vero titolo. Difatti il film si apre con il protagonista, Stéphane, che spiega nella sua “Stéphane TV”, palcoscenico onirico in cui è finalmente protagonista della propria vita, la perfetta ricetta per ottenere un sogno. Incontri casuali, amori, amicizie, parentele, musiche, ricordi… mescolare il tutto, e via, si parte, mentre la voce…
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Re-visioni#2 – “La vie d’Adèle”
Ho rivisto “La vie d’Adèle” di Abdellatif Kechiche a distanza di quattro anni. La prima recensione che scrissi a quei tempi potete trovarla qui. L’ho riletta, e sebbene mi senta ancora di confermarla, mi sento anche di aggiungere molte altre cose. Penso che sia importante sottolineare le diverse modalità di fruizione del film. La prima volta l’ho visto al cinema, in seconda serata con palpebra calante; naturalmente era la versione doppiata in italiano. Inoltre, inutile negarlo, il clamore relativo alle scene erotiche del film rendeva noi spettatori guardinghi e un po’ a disagio; ricordo un gruppo di adulti che abbandonarono la sala durante la sequenza tanto vituperata, e alcune ragazzine…
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Re-visioni#1 – “Le temps qui reste”
Ci pensavo da tempo, che sarebbe molto bello comparare l’impressione che una visione lascia di sé dopo anni dalla precedente. Così ho pensato di inaugurare un nuovo tag, e, visto che sono in un periodo di ennesime visioni, lasciare qualche riflessione che integri o modifichi le recensioni scritte anni fa di alcuni film (potrei farlo anche per i libri, non so). Inizio con “Le temps qui reste” di François Ozon. Trovate la prima recensione qui. A distanza di quattro anni, ho poco da aggiungere a quanto già scritto. La visione riconferma ogni sensazione. Ho notato con maggiore chiarezza uno stacco tra la parte iniziale del film e la seconda.…
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“Claudine a scuola”, di Colette (1900)
Nell’anno 1900 viene dato alle stampe “Claudine à l’école”, sotto la firma di un fantomatico Willy. È l’inizio della carriera letteraria di Sidonie-Gabrielle Colette, scrittrice che dovrà la propria fortuna ad un’arte che fa il paio con una vita intensa e piena di esperienze, spesso scandalose. Colette aveva scritto questo romanzo ad appena 22 anni. Sposata ad un uomo più grande di lei, Henry Gauthier-Villars, scrittore che pubblicava sotto pseudonimo opere che spesso non aveva composto nemmeno di proprio pugno, Colette deve attendere cinque anni prima che il suo libro sia finalmente stampato, anche se, come si può immaginare, il suo nome nella prima edizione non comparve: “Willy” è uno…