Che dire… ogni visione di questo film porta emozioni nuove. Intramontabile capolavoro di Truffaut, il mio preferito fra i suoi, sebbene sia stato il suo primo lavoro, è veramente uno di quei film che entrano nello spettatore e lo accompagnano per tutta la vita. Antoine Doinel era Truffaut, era Leaud, è chiunque veda il film e riconosca la vera inquietudine che spinge questo bambino ribelle, incapace di conformarsi ad un mondo di apparenze e vuoto, a fuggire nonostante tutto; è chiunque si senta perso dinanzi all’immensità del mare. Libri e film per superare la lacerazione di una famiglia che non lo ama, l’amico René, altro figlio privo di genitori, come…
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“Saturno contro”, Ferzan Özpetek (2007)
Ferzan Özpetek è un regista che si staglia nel panorama filmico italiano accompagnato da valutazioni contrastate. È difficile trovare una critica cinematografica compatta nei suoi confronti, nonostante l’uscita di ogni suo nuovo film susciti sempre notevole interesse tra pubblico e giornalisti. A tale interesse non di rado si accompagna la perplessità di trovarsi dinanzi a film non convincenti, e tali dubbi riguardano, indubbiamente, anche la scelta del suo genere prediletto, il melò. A mio avviso, ma è l’opinione di una cinefila dilettantesca, quindi leggera e inconsistente come una nuvola, Özpetek soffre di un problema tipicamente italico relativamente al cinema: come pubblico, abbiamo rinnegato il genere melò. Nonostante le nostre fiction…
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“Sabrina”, Billy Wilder (1954)
E dopo “Someone like it hot” non poteva essere che la volta di “Sabrina”. Non che cronologicamente ciò abbia senso, visto che “Sabrina” risale al 1954, precedendo quindi la commedia con Jack Lemmon di cinque anni. Ma dopo aver visto all’opera la regia scoppiettante di Wilder e la recitazione esplosiva della coppia Curtis/Lemmon, c’era bisogno di tirare il fiato e rilassarsi con un evergreen della commedia sentimentale, datato sicuramente negli stilemi e nel gusto, molto meno irriverente nelle zampate graffianti di Wilder (poche, ahimè), ma comunque sofisticato nella messa in scena e nelle atmosfere. Il cast è stata probabilmente la carta vincente di un film che ha comunque fatto storia…
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“Guendalina”, di Alberto Lattuada (1957)
L’estate volge al termine, e non potrebbe esservi film migliore, per celebrare il profumo delle vacanze ormai consumatesi, di “Guendalina”, pellicola forse tra le più riuscite di Alberto Lattuada. Il film si apre con un’ultima giornata di vacanza di un gruppo di adolescenti in Versilia. Tra balli, spiaggia e biciclette, le ore scorrono velocemente ed in fretta arrivano la sera e il treno che condurrà a casa i ragazzi sfaldando la compagnia. La bella e viziata Guendalina invece rimane a Viareggio, complice l’ennesimo litigio dei genitori che fa saltare il viaggio in Europa programmato per la fine dell’estate. Quella di Guendalina è una vacanza a tempo indeterminato… uno, due, forse…
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“L’arte del sogno”, Michel Gondry (2005)
Uno dei significati principali di “La Science des rêves“ del regista francese Michel Gondry balza all’occhio nel confronto con la traduzione italiana, “L’arte del sogno”. La distribuzione nostrana ha puntato sul lato artistico del film, un’arte manuale e vintage, a metà tra l’infantile e il nostalgico, tradendo il riferimento originale alla scienza. La scienza del sogno. È questo il vero titolo. Difatti il film si apre con il protagonista, Stéphane, che spiega nella sua “Stéphane TV”, palcoscenico onirico in cui è finalmente protagonista della propria vita, la perfetta ricetta per ottenere un sogno. Incontri casuali, amori, amicizie, parentele, musiche, ricordi… mescolare il tutto, e via, si parte, mentre la voce…
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“Quand on a 17 ans”, André Téchiné (2016)
Nel cinema sfumato e drammatico di André Téchiné (classe 1943), irrompe con una ventata di freschezza “Quand on a 17 ans”, rimbaudiano sin dal titolo che evoca il primo verso della poesia “Roman”. I personaggi di Damien e Tom, protagonisti della pellicola, sono illuminati dai versi del poeta francese, che ci ricorda come i 17 anni non siano l’età della certezza e della serietà, ma l’età delle esperienze, delle contraddizioni, della conoscenza di sé e del mondo. A 17 anni Damien e Tom, compagni di scuola, non fanno che provocarsi reciprocamente. Se nel loro piccolo mondo famigliare appaiono responsabili e maturi, una volta messo piede a scuola finiscono inevitabilmente per…
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“Mon meilleur ami”, Patrice Leconte (2006)
Quando si parla di amicizia, il rischio di cadere nella banalità è consistente. Forse perché è un sentimento in qualche modo più sfumato dell’amore, o forse perché viviamo in un mondo di valori in cui c’è posto solo per ciò che è stato codificato e asservito allo stile di vita, fortemente regolamentato, che conduciamo quotidianamente. Di fatto anche parole meravigliose come quelle che la volpe rivolge al piccolo principe di Saint Exupery, divengono qualcosa di troppo pop, abusato e banale; ci si difende da esse desemantizzandole, privandole della loro sostanza. L’amicizia e le parole con cui i poeti tentano di racchiuderla in un’opera artistica circoscritta imbarazzano e lasciano il lettore…
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“Victor/Victoria”, di Blake Edwards (1982)
Viviamo in un mondo di conquiste civili e libertà sessuale, e siamo così abituati a vedere cosce e seni esibiti ad ogni ora del giorno sul televisore, che potrei forse stupire se affermassi che un film come “Victor Victoria” al giorno d’oggi nessuno avrebbe il coraggio di realizzarlo. E non perché Blake Edwards fosse chissà quale rivoluzionario della pellicola, bensì perché la becera e sguaiata libertà di oggi cela una chiusura così retriva che una commedia elegante e impertinente come quella di Edwards non sarebbe facilmente accolta. Ammesso che si trovi in giro una leggerezza arguta quale quella di Edwards, caposaldo della commedia americana nonché autore di vari titoli celebri…
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“Breaking news”, Johnnie To (2004)
Quest’immagine di Richie Ren che campeggia con il suo muso ingrugnito e la pistola puntata è alquanto inconsueta nel mio blog, in cui film d’azione e fisicamente violenti non appaiono se non di rado e per motivi eccezionali. Ed è un’immagine che decisamente non rende giustizia al film, restituendo l’idea del solito poliziesco in cui è tutto un susseguirsi di spari e azioni mirabolanti. Fortuna che ci pensa Johnnie To ad imprimere immediatamente il proprio marchio al film, creando un piano-sequenza di sette minuti che apre la pellicola e detta il ritmo quasi perfetto con cui essa procede sino alla fine. Il nome di Johnnie To è sconosciuto ai più,…
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“Blue Gate Crossing”, di Yee Chin-yen (2002)
Il cinema orientale di rado ha l’occasione di lasciarsi conoscere dagli spettatori occidentali. Salvo particolari registi che, per la loro grandezza o per la vicinanza ad un linguaggio artistico più consono al nostro, hanno reso noto il proprio nome anche da noi, si tratta di un cinema in gran parte sconosciuto, e che tuttavia riserva pellicole di grande bellezza, come “Blue Gate Crossing” di Yee Chin-yen, un film sull’adolescenza, territorio tanto esplorato dall’arte quanto ancora sostanzialmente sconosciuto. Complice un passaggio fugace a Cannes nel 2002, la pellicola è stata anche doppiata e diffusa in Italia con il titolo di “Incrocio d’amore”, rimanendo tuttavia pressoché ignota se non agli estimatori del…