-
Ri-letture#1: “Persuasione”
E così, passi davanti agli scaffali, osservi tutti i libri cercandone uno che possa farti compagnia in un giorno in cui ti manca quella atavica sensazione di perderti tra le pagine di un buon libro. Niente sembra fare al tuo caso, ti allontani sbuffando e rimproverando la dannata età matura, che stronca l'incanto della simbiosi con le pagine di carta, e la magia di trovare in esse un mondo da scoprire.
-
I sempre nei mai
Ho terminato tempo fa di rileggere “L’eleganza del riccio” di Muriel Barbery. Non lo leggevo da anni, avevo voglia di un libro che non fosse troppo impegnativo ma che mi piacesse. Non apprezzo particolarmente la prosa di Barbery. Certamente una prosa mediata dalla traduzione dal francese, ma comunque una prosa che sembra sforzarsi di appartenere alla letteratura più alta, mentre vorrebbe provare ad appartenere a quella più affabulatoria, e in definitiva non sembra né l’una né l’altra. Eppure è un romanzo che avvince. Sarà per la simpatia autoironica di madame Michel, che conquista cuori un po’ burberi e solitari. Sarà che è facile sentirsi come la portinaia del ricco palazzo…
-
Pečorin
Ho terminato di leggere pochi giorni fa “Un eroe del nostro tempo”, di Michail Jurevič Lermontov. Erano anni che desideravo leggerlo. È un classico della letteratura russa, ed inoltre è stato lo spunto per “Un cœur en hiver“, uno dei miei film più amati. Non ne farò una recensione; non è periodo di recensioni. Vorrei solo lasciare traccia di qualche riflessione, su una lettura che è riuscita a tenermi avvinta nonostante il periodo poco favorevole alla lettura stessa. Di fronte ad un’iniziale perplessità, per via di un maschilismo e di uno sciovinismo francamente difficili da tollerare – sì, ultimamente sono poco propensa ad accettare il concetto di filtro narrativo –…
-
“One Art”
The art of losing isn’t hard to master;so many things seem filled with the intentto be lost that their loss is no disaster. Lose something every day. Accept the flusterof lost door keys, the hour badly spent.The art of losing isn’t hard to master. Then practice losing farther, losing faster:places, and names, and where it was you meant to travel. None of these will bring disaster. I lost my mother’s watch. And look! my last, ornext-to-last, of three loved houses went.The art of losing isn’t hard to master. I lost two cities, lovely ones. And, vaster,some realms I owned, two rivers, a continent.I miss them, but it wasn’t a disaster.…
-
Sylvia…
… sono diversi anni che non mi riesce di terminare il tuo unico romanzo. L’ho letto tante volte, dopo l’università, prima dei trenta, subito dopo i trenta, ma poi ho iniziato a bloccarmi nella lettura. E ogni estate, ogni anno, lo riprendo in mano, con l’entusiasmo di sempre, per quella tua scrittura evocativa e nitida, quel tuo modo di raccontare l’essere giovane ed essere donna nella New York degli anni ’50; ogni anno ti rileggo e penso a Holden Caunfield ma anche a Therese Belivet, e penso ai film con Doris Day, non chiedermi perché, quelli con le schermaglie amorose su un sottofondo di vita sofisticata e lussuosa. Sarà forse…
-
“L’ultima lezione”, Ermanno Rea (1992)
Sarò sempre grata a quella docente che in un corso monografico ci propose la lettura e lo studio di “L’ultima lezione”, di Ermanno Rea, all’interno di un filone letterario dedicato alla scomparsa. Questo libro era affratellato all’esemplare per eccellenza di libro sull’argomento, “La scomparsa di Maiorana” di Leonardo Sciascia. Per una buffa e triste coincidenza, sono i libri stessi a scomparire. Ricordo che all’epoca era il libro di Sciascia ad essere quasi scomparso dalle librerie (non fu facile reperirlo… però tempo un paio d’anni e venne ristampato, anche in collezione economica). Oggi invece è il libro di Rea ad essere introvabile, se non su qualche piattaforma di libri usati a…
-
“Satyricon”, di Petronio
Non credo esista opera letteraria perduta che provochi un rimpianto pari o maggiore a quello che si vive leggendo il “Satyricon” di Petronio, romanzo sui generis che non ha eguali nella letteratura antica e che diverte e affascina nonostante la lacunosità che lo pervade. Lo scrisse un certo Petronio, personaggio che molta critica individua nel Gaius Petronius Arbiter di cui racconta Tacito nei suoi “Annales”: un esteta impenitente, cortigiano di Nerone, “arbiter elegantiae” per la sua raffinatezza e per la noncuranza con cui indossava il buon gusto che, da quel che traspare dalla sua opera, non doveva essere una qualità così diffusa nell’epoca neroniana. Tacito, storico solitamente severo e discreto,…
-
“Mirna – Un diario cinematografico”, Corso Salani
Quando si parla di artisti non più fra noi, il rischio di cadere nella retorica è alto. Sono però certa di non correre questo rischio parlando di Corso Salani, data la fame di autore introspettivo e indipendente che insegue il regista fiorentino, non precisamente uno fra i più mainstream ma sicuramente ben conosciuto agli appassionati di cinema. Ne sono certa anche perché non mi accingo a parlare di un film, ma di un libro che ruota attorno ad un film; un libro particolare, un oggetto misterioso e inclassificabile, che mi ha fatto sorridere e piangere, e pormi tanti interrogativi, rimasti insoluti dopo aver voltato l’ultima pagina. Era il maggio 2009.…
-
“Carol – The Price of Salt”, di Patricia Highsmith (1952)
Quasi due anni fa recensivo “Carol”, il film di Todd Haynes che pareva fare strage di cuori cinefili e che oggi, a distanza di una manciata di mesi, sembra essere già dimenticato. Non rimarrà certo negli annali della storia cinematografica, mi pare assodato, ma non ritengo possibile riferirsi con lo stesso dispregio al romanzo da cui esso è tratto, il quale, pur narrando la medesima vicenda, è di tutt’altro spessore, tutt’altra profondità. Due prodotti assolutamente slegati, in definitiva. Il romanzo a cui mi riferisco è “The Price of Salt“, poi rinominato “Carol”, di Patricia Highsmith, una delle più prolifiche e celebri scrittrici americane. Ricordo che molti anni fa avevo un’amica,…
-
Preve
La mia estate è stata segnata da un libro. “Una nuova storia alternativa della filosofia: il cammino ontologico-sociale della filosofia”. Poche balle, la recensione non la faccio perché non ne sono capace. Mi diverto a ipotizzare quanto tempo l’ultima fatica di Costanzo Preve, scomparso nel 2013, impiegherà a sedimentare nella mia testa calda. Credo di non aver mai dedicato tanta pervicacia ad un libro. Pensavo a Fusaro, leggendolo. Pensavo che mi interessa Preve, non Fusaro. Pensavo che avrei voluto e dovuto leggerlo prima. Ora sono pronta. Per ricominciarlo.